Omaggi (1933)
Gli Archetipi (omaggi agli architetti, 1933) ... Un fulcro dinamico nel comporre aritmico e sincopato ... Allora la ragion d’essere era un’avventura del mio disordine, tradotto nella rottura della logica in questione: la logica dei processi con il segno a svelarne il senso vitale e mentale del mio oscuro essere inconsapevole. Io stesso essere nucleo, groviglio di fili di ferro dei cantieri, intreccianti la mia adolescenza. Un’adolescenza sempre tra i piedi! Dagli appunti dell’artista.
«I suoi Omaggi, quei grumi e quei grovigli di segni (senza precedenti nell’ambiente artistico dell’epoca, nemmeno in quello astratto che gravitava a Milano intorno alla Galleria del Milione) che vengono esposti da Persico alla Triennale del 1933, sono in realtà, come aveva notato lo stesso Persico, "strutture della coscienza", "sposate a problemi umani psicologici" ... Si tratta di cinque opere astratte che vogliono rappresentare, come abbiamo già detto, "le strutture della coscienza". Scrive infatti Persico nella lettera del 1933 ad Alfieri: "Oggi [...] la tua esperienza è riconfermata maggiormente con quei ’5 saggi’: eccellente prova con l’avvicinarsi alle ideali strutture dello spazio di un Mondrian, inteso come ’le strutture stesse della coscienza’ (che forse sonnecchiano nel tuo inconscio)"». E. Pontiggia, Attilio Alfieri, 1904-1992, mostra del centenario, catalogo, ed. Bora, Bologna 2004.