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1930 - 1939 Via Solferino 11 e l'esperienza polimaterica
3 marzo 1930
Sono ritornato a Milano. Finalmente ho trovato da fare il verniciatore nella solita ditta “Forni”. Mi hanno messo capo operaio nel lavoro di verniciatura nell’ospizio Giuseppe Verdi. Sono contento ... perché il mio corpo e il mio spirito non resisterebbero come l’anno scorso.
Discute volentieri col Persico, soprattutto di problematiche religiose, campo in cui si sente più sicuro, e inizia a frequentare la Galleria del Milione, luogo d’incontro di giovani artisti, architetti e critici aperti all’arte moderna.
Oggi è stata inaugurata la mostra di via Solferino 11. C’erano tutti i pittori dello stabile. E’ la prima mostra che io faccio. Sono un po’ commosso. (*)
I pittori del numero 11, del giugno 1931, organizzata da Persico e dal giornalista Orio Vergani, si tiene nell'attigua via Palermo, nei locali messi a disposizione dal commendatore Eraldo Bonecchi, proprietario anche dello stabile di via Solferino 11. Ad ottobre partecipa anche alla collettiva “Il fiore nell’Arte”, tenuta da Orticola al Castello Sforzesco di Milano.
Nel 1933 affresca alcune pareti alla Triennale di Milano, accanto a Sironi, Cagli e altri maestri; con il sostegno di Persico espone (fuori catalogo), in un corridoio della stessa Triennale, i suoi cinque omaggi-archetipo: Geroglifico, Omaggio a Persico, Omaggio a Pagano, Omaggio a Terragni e Omaggio a “Casabella”.
A ottobre muore la madre, alla quale Attilio era fortemente legato. Dà sfogo al dolore immergendosi nella pittura: sarà un periodo particolarmente intenso per la quantità e la qualità delle opere prodotte.
Bisognoso di solitudine e di indipendenza, nel 1934 abbandona l’abbaino di via Solferino e si trasferisce provvisoriamente al nr. 42 di via Bramante, ospite dell’amico scultore Ferrino Sebastiani, conterraneo e fratello di Argentina, sua futura moglie; qualche mese dopo si stabilisce in via Procaccini 60.
Dal 1935 al ’39 riduce l’attività pittorica al cavalletto per dedicarsi all’esecuzione di lavori pubblicitari per le manifestazioni fieristiche in Italia e all’estero, che darà vita ad una straordinaria serie di pannelli polimaterici con il fantasioso e audace utilizzo di immagini e fotogrammi, impensabile per quei tempi. Negli stessi anni studia per conseguire il diploma di maturità artistica al Liceo di Brera, con lo scopo di accedere all’insegnamento e abbandonare il pesante lavoro di imbianchino. Raggiunge l'obbiettivo alla vigilia della guerra ottenendo nel 1939 la cattedra di affresco e decorazione alla Scuola Umanitaria di Milano.
(*) Citazioni tratte dai diari e scrtti di Attilio Alfieri.